Marzo

Il coraggio nel Battistero

Nell’alto medioevo il sacramento del battesimo veniva amministrato agli adulti. Così anche l’imperatore Costantino fu battezzato da grande. L’obiettivo era quello di purificare l’uomo da tutti i peccati commessi in vita e così giungere dinanzi a Dio completamente casto.

Nel basso medioevo invece iniziò l’uso di impartire il sacramento del battesimo ai bambini, prassi che sarà poi codificata con il concilio di Trento. L’obiettivo era quello di far vivere così a loro una vita completamente monda dal peccato originale.

L’abitino bianchissimo che ancora oggi si usa regalare ai battezzandi è quindi un’eredità dei tempi di Dante. Nel Battistero di Firenze, al centro della grande sala ottagona, vi era un fonte battesimale di cui sopravvivono alcuni frammenti, la balaustra e un rosone. Fu qui che il 26 marzo del 1266, Sabato Santo il giorno prima della risurrezione di Cristo la Pasqua, fu simbolicamente battezzato anche Dante Alighieri, di cui invece ignoriamo la data di di nascita.

“In sul fonte del mio battesmo” così Dante nel XXV canto del paradiso ricorda con grande malinconia il Battistero di Firenze, il suo bel San Giovanni.

Nel fonte battesimale erano costruiti alcuni pozzetti sopraelevati che Dante chiama Battezzatori. Questi servivano per amministrare contemporaneamente più battesimi, una volta attinta l’acqua dalla fonte centrale, durante le vigilie della Pentecoste e della Pasqua.

Oltre che in occasione del suo battesimo, Dante si ritrovò a partecipare a queste celebrazioni anche da adulto assistendo ai battesimi di tanti altri bambini.

In una di queste occasioni Dante diede prova di enorme coraggio e prontezza.

Pochi anni prima del 1300 nel Battistero di Firenze si svolge dunque questa grande celebrazione. I bambini sono immersi nei pozzetti ma a un certo punto Dante si accorge che uno dei bimbi sta affogando.

L’autore delle Chiose Vernon ci fornisce anche il nome di questo bimbo, tal Antonio Baldinaccio dei Cavicciuoli.

Dante decise di spaccare la lastra del pozzetto, non sappiamo come ci riuscì. Alcuni commentatori hanno proposto con una scure, forse più probabilmente con un candelabro. E così spaccò la lastra di marmo ma salvò il bimbo.

Possiamo solo immaginare il coraggio e la freddezza di Dante. Irrompere in mezzo a una celebrazione solenne fra decine di persone e spaccare la lastra di marmo per salvare il bambino. Alcuni però dovettero giudicare folle il gesto dell’Alighieri e per questo a distanza di anni il poeta sente l’esigenza quasi di discolparsi.

XIX canto dell’Inferno: si trova di fronte ai Simoniaci ficcati a testa in giù dentro alcuni pozzi con le loro gambe che si muovono tormentate dal fuoco. Ebbene, quei pozzi gli ricordano i pozzetti del Battistero di Firenze.

“Non mi parean men ampi né maggiori che que’ che son nel mio bel San Giovanni, fatti per loco d’i battezzatori; l’un de li quali, ancor non è molt’anni, rupp’io per un che dentro v’annegava: e questo sia suggel ch’ogn’omo sganni.”

Dante non si sta autocelebrando, si tratta piuttosto di una purificazione sociale davanti alla comunità affinchè il suo gesto non sia attribuito a disprezzo o a follia.