Ottobre

A tu per tu col Vicario di Cristo

Lo spessore culturale di Dante si può evincere dal fatto che egli incontrò personalmente le due più grandi autorità del tempo, l’imperatore e il papa: Enrico VII, forse a Milano, in occasione dell’incoronazione nel 1310 e Bonifacio VIII, nel corso di una delicatissima (e fatale) missione diplomatica nel 1301. Papa Caetani aveva ordito un vero e proprio colpo di stato ai danni di Firenze, assieme al leader dei Neri, Corso Donati, al legato Matteo d’Acquasparta e al principe francese, Carlo di Valois.

La condanna di tre congiurati fiorentini, comminata anche da Dante, nonché la revoca dall’esilio dei soli Bianchi, confinati dopo gli incidenti di Calendimaggio, inasprì il contrasto col papa, la cui suscettibilità era ben nota a tutti. Ben presto per le strade di Firenze iniziò a farsi sentire l’imminenza del pericolo: i Neri avevano avuto un abboccamento a Bologna col Valois e il 5 settembre Bonifacio lo aveva nominato Capitano generale dei territori della Chiesa nonché Paciaro della Toscana. Firenze corse ai ripari tentando una mossa tardiva, estrema e forse inopportuna: inviare una missione diplomatica dal papa.

Ai primi di ottobre partì una delegazione composta da almeno tre ambasciatori, tra cui “Dante Allighieri, che era anbasciadore a Roma”, ci dice Dino Compagni. Il papa era malato e il cardinal Brancacci riportò che ormai “non aveva altro che la lingua e gli occhi, chè tutto il resto era come putrefatto”. Ciò nonostante riusciva a pungere ancora! Il Compagni riporta le parole con cui l’altero pontefice avrebbe accolto i delegati fiorentini: “Giunti li ambasciatori in Roma, il Papa gli ebbe soli in camera, e disse loro in segreto:

“Perché siete voi così ostinati? Umiliatevi a me: e io vi dico in verità, che io non ho altra intenzione che di vostra pace. Tornate indietro due di voi e abbiamo la mia benedizione, se procurano che sia ubbidita la mia volontà”.

Ripartirono dunque Maso Minerbetti e Corazza del Signa, mentre Dante, per paura della sua influenza, fu trattenuto a corte per diversi giorni, presso “il principe de’ novi Farisei”, sino a quando gli eventi non precipitarono. Il 1 novembre il Valois entrava in Firenze e dopo neppure una settimana faceva il suo ingresso Corso Donati, mettendo la città a ferro e fuoco. A fine mese i Neri prendevano ufficialmente il controllo di Firenze e il nuovo Podestà, Cante dei Gabrielli, iniziava a stilare le famose liste di proscrizione che avrebbero condannato in contumacia molti Bianchi, tra cui lo stesso Alighieri.