Settembre

Morte a Ravenna

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Dante presenta Giotto a Guido da Polenta
Ritratto di Dante
La Commedia, edizione del 1751
Busto di Dante a Ravenna
La Venezia di Marco Polo
Venezia nel Medioevo
Busto di Dante da Pola a Venezia
La chiatta di Dante a Venezia (Frangulyan)
Dantes Adriacus (De Carolis)
Dante ambasciatore a Forlì (Randi)
Filippo Villani
Brano da Liber de civitatis Florentiae famosis civibus...
La morte di Dante (Moretti Larese)
Tomba di Dante
Sarcofago e lapide di Dante
Cenotafio di Santa Croce a Firenze
Bocciaccio incontra la figlia di Dante
Maschera di Dante
I funerali di Dante (Wostry)
Cronaca del Villani: CXXXVI  - Chi fu il poeta Dante Alighieri
Giovanni Villani
NOTE

Siamo nel 1321 e l’Alighieri vive ormai da alcuni anni a Ravenna presso la corte di Guido Novello da Polenta. Ha 56 anni e ha finalmente completato la terza cantica.

Il signore di Ravenna, pur rispettando il suo lavoro, volto a concludere l’opera che lo avrebbe reso immortale, non rinunciò ad impegnarlo occasionalmente in ambascerie e relazioni cancelleresche.

Il sogno di rientrare a Firenze non aveva mai abbandonato Dante e quando il signore di Ravenna gli propose di recarsi a Venezia come paciaro, il poeta poté forse immaginare che, se avesse risolto l’annosa controversia, sarebbe stato finalmente accolto in patria come vero latore di pace.

Nell’estate del 1321 Dante si recò appunto a Venezia per una missione diplomatica, durante la quale contrasse forse la malaria. Non sappiamo se si ammalò nel viaggio di andata oppure una volta giunto nella città lagunare: fatto è che l’Alighieri prese ben presto la via del ritorno.

Possiamo dunque ipotizzare che il poeta non giunse mai a Venezia e ignoriamo cosa effettivamente realizzò di quanto affidatogli.

La sua ars loquendi era talmente nota da far nascere il mito che sarebbe riuscito a persuadere chiunque. Forse per questo, Filippo Villani inventò la leggenda che i Veneziani gli avrebbero impedito di tenere il proprio discorso negandogli persino di imbarcarsi a Ravenna temendo che avrebbe “ammaliato” il comandante della flotta veneta.

In qualche modo quindi la colpa della sua morte ricadde sui Veneziani che, stando a questa leggenda, avrebbero costretto il poeta ad attraversare le paludi del ravennate, contraendo fatalmente febbri malariche che ne provocarono la morte.

Gli epitaffi recano la data del 13 settembre, septembris idibus, mentre il Boccaccio riporta che il poeta sarebbe defunto “nel dì che la esaltazione della Santa Croce si celebra della Chiesa”, cioè il 14.

Oggi si opta per fissare la morte di Dante alla domenica 13 settembre: ma fu probabilmente solo l’indomani che i figli annunciarono agli amici, e in primis al signore di Ravenna, che il Sommo Poeta era morto.

Il cronista fiorentino Giovanni Villani narra con dovizia di particolari le fastose esequie dell’Alighieri e così conclude: “Dante in Ravenna, dinanzi alla porta della chiesa maggiore, fu seppellito a grande onore, in abito di poeta e di grande filosafo”.