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Il seminario consiste in una rilettura critica della definizione aristotelica dell’uomo animal rationale sotto la luce di alcuni filosofi della fenomenologia contemporanea. La definizione di uomo è una formula capace di richiamarne la struttura, l’essenza (eidos). Ma non è l’uomo l’indefinibile per essenza? Questo crea un paradosso, perché è pur sempre un’indicazione: allora si accetterà una defini¬zione che al meglio sappia rendere ragione dell’indefi¬nibilità che l’uomo porta con sé.
Animal razionale: storia e critica di una definizione. Excursus storico:
1. Per i filosofi greci: Platone nel Menone; Aristotle nei Topici (horismos, ketegoroùmena), nell’Etica Eudemia (politikòn), ma anche domestico (oiko¬nomikòn), e propriamente non è un solitario, piuttosto è un animale comunita¬rio (koinonikòn), nella Politica (libro A) l’uomo è detto zòon lògon èchon; Plotino: eredita la formula stoica, ma nelle Enneadi – VI, 7, 4-5 (raccolta di 9 trattati, insiemi di 6 raccolte, redatte da Porfirio), la critica, rilevando una di¬scussione dilemmatica. 2. San Tommaso: nel suo De ente et essentia ritrovia¬mo la definizione dell’uomo come animale razionale, portata incidentalmente per spiegare certe strutture ontologiche e classificatorie. 3. Immanuel Kant, nella La metafisica dei costumi. La metafisica è intesa da Kant come un sistema (organismo in cui tutto si tiene) di cognizioni a priori, derivato da puri concetti. I costumi sono invece i comportamenti umani in quanto frutto di scelta libera. Lo scopo è concludere come l’uomo dovrebbe comportarsi, e per fare ciò non ci si può basare su di un’antropologia, perché questa esamina l’uomo a posteriori. La distinzione dell’uomo del fenomeno e l’uomo del noumeno è evidenziata invece dall’esperienza morale. 4. Edmund Husserl: i tre libri delle Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. L’io diventa realtà singolare e privilegiata nella ricostruzione per stratificazioni husserliana della natura umana, che fini¬sce per ritrovare la definizione di uomo animale razionale. 5. Martin Heidegger: afferma sempre di non dimenticare la peculiarità dell’essere (das Sein). Il concetto di essere è indefinibile, non è qualcosa come l’ente, tuttavia la sua indefinibilità non dispensa dal problema del suo senso, e perciò richiederà una semantizzazione sua propria. 6. L’uomo come persona: concetto essenziale per una definizione dell’uomo. Personalisti, fenomenologi e esistenzialisti: Karl Jaspers, E. Mou¬nier, Max Scheler, E. Levinas, M. Buber, Jean-Paul Satre, ecc.